Cohousing e Quartieri sostenibili (DAUHAUS Brainstorming 1.0)

Quartieri sostenibili - Cohousing

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[Materiali dal DAUHAUS Brainstorming 1.0 effettuato in occasione della Notte Bianca ad Ingegneria]

COHOUSING E QUARTIERI SOSTENIBILI: UN’ALTRA VITA URBANA E’ POSSIBILE

Durante il secolo scorso vi è stata una radicale trasformazione del modo di abitare nel contesto dell’occidente industrializzato. L’introduzione del Welfare State e di politiche abitative di tipo universalistico nell’ambito di un ciclo economico di crescita, ha modificato radicalmente la natura dell’abitare, divenuta bene di consumo di massa.

Nell’attuale contesto di crisi economica, sociale e culturale, le suddette politiche, laddove adottate, non sono più sufficienti a garantire i nuovi bisogni di una società in rapida evoluzione.

In particolare la trasformazione del mercato del lavoro così come della composizione dei nuclei famigliari suggerisce alcune riflessioni sull’eventuale obsolescenza di un modello abitativo sviluppato in un contesto urbano inteso quale luogo della produzione industriale.

Questo modello di sviluppo, sia economico sia urbanistico, trova un evidente limite nella necessità di una crescita illimitata, risultando esplicitamente insostenibile se confrontata alla disponibilità limitata di risorse.

La progressiva riduzione della pianificazione e del controllo da parte del pubblico, insieme alla sua ridotta capacità di spesa, ha prodotto uno sviluppo della città eccessivamente sbilanciato sulla tutela degli interessi del privato, imprenditore e/o costruttore. Ne consegue un evidente danno per la collettività cui vengono via via sottratti una serie di funzioni e servizi che, sebbene qualificanti per lo spazio pubblico e per i suoi fruitori, non producono un immediato profitto per l’investitore privato.

L’offerta immobiliare dunque in un caso alimenta le rendite dei proprietari di immobili in zone centrali e semicentrali, nell’altro i profitti dei cosìddetti “palazzinari”, nell’ipotesi fiduciosa che le due figure non coincidano.

Di contro l’attuale domanda, di composizione sociale eterogenea e multirazziale, non trova soluzioni adeguate sul mercato giacché l’offerta di cui prima è fondamentalmente omogenea e basata su un modello di riferimento tradizionale.

E’ necessario dunque adottare strategie abitative innovative e flessibili nelle nostre città che siano in grado di rispondere ad una società mutevole e alle nuove parole d’ordine del progetto dell’abitare come la sostenibilità, in termini economici, ambientali e sociali.

Siamo oggi più consapevoli del bisogno di ridurre i consumi energetici e lo sfruttamento delle risorse naturali, per preservarne la disponibilità per le future generazioni, attraverso un’azione collettiva.

Da queste premesse sono nate numerose esperienze di quartieri sostenibili ed eco-villaggi il cui obiettivo è ridurre considerevolmente l’impronta ecologica del costruito sull’ambiente, raggiungendo elevati risparmi nei consumi energetici e favorendo lo sviluppo di tecnologie a basso impatto ambientale.

Più complesso risulta invece il ripristino delle reti di assistenza e protezione sociale, della vita comunitaria e della qualità delle sue relazioni. In tale ottica il co-housing si prospetta come una strategia di abitare sostenibile in grado di dare risposte sia sul piano sociale che economico ed ambientale.

Il cohousing nasce come risposta innovativa ad alcuni bisogni specifici delle società nord-occidentali, in particolare nel Nord Europa. Fenomeni come la precarietà, la flessibilità del mercato del lavoro, la dissoluzione della famiglia tradizionale, l’aumento dei nuclei famigliari con un solo genitore erano presenti già a partire dagli anni Settanta. La diffusione del cohousing deve dunque essere interpretata quale risposta alla necessità di ripristinare, almeno in parte, i servizi, l’affettività e la socialità un tempo assicurate dalla famiglia d’origine.

Le comunità di cohousing coniugano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi comuni (micronidi, laboratori, orti e giardini, auto in comune, stanze per ospiti, cucina comune..). Tipicamente consistono in insediamenti di 20-40 unità abitative i cui abitanti si sono preventivamente scelti e confrontati per vivere come una “comunità di vicinato” e dar vita, attraverso un processo di progettazione partecipata, alla realizzazione dell’insediamento vero e proprio.

Tra le motivazioni della coresidenza ,oltre le suddette, vi è il desiderio di ridurre la complessità della vita, lo stress e i costi di gestione delle attività quotidiane. Questo è il motivo principale per cui i cohousing sono un fenomeno abitativo principalmente sviluppato all’interno delle città e dei grandi nuclei urbanizzati, dove è maggiormente  sofferta la frammentazione dei rapporti di socialità e solidarietà urbana.

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