Spazio Pubblico Bene Comune (DAUHAUS Brainstorming 1.0)

 

Spazio Pubblico Bene Comune

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[Materiali dal DAUHAUS Brainstorming 1.0 effettuato in occasione della Notte Bianca ad Ingegneria]

SPAZIO PUBBLICO = BENE COMUNE

Lo spazio pubblico è stato il legame che ha permesso di inserirci, a pieno titolo, nel campo semantico del dibattito che la Notte Bianca di Ingegneria aveva l’obiettivo di sollevare, ossia quello dei beni comuni.

Per poter affrontare questo tema di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle nostre metropoli, delle città, dei quartieri, degli isolati, dei condomini fino ad arrivare alle nostre stesse case, bisogna dedicarsi alla concezione e definizione dello spazio pubblico o privato, non solo sotto l’aspetto giuridicamente definito dei termini.

Se si intendono i due concetti di pubblico e privato come la traduzione in termini spaziali di “collettivo”e “individuale”, facilmente si può definire “pubblica” un’area accessibile a tutti in ogni momento, la cui responsabilità di mantenimento è collettiva, e “privata” un’area la cui accessibilità è controllata da un piccolo gruppo, o da una sola persona, che hanno la responsabilità di mantenerla.Questa netta opposizione fra pubblico e privato, come fra collettivo ed individuale,è diventata ormai un luogo comune ed è grossolana e superficiale almeno quanto la presunta opposizione fra generale e particolare o fra oggettivo e soggettivo. Tali opposizioni non sono altro che i sintomi della disgregazione delle più elementari relazioni umane. Ogni uomo e donna vogliono essere accettati, hanno la necessità di appartenere ad un gruppo edavere allo stesso tempo un posto di loro proprietà. Nel nostro mondo assistiamo alla contrapposizione fra un’esasperata individualità da un lato e un’esasperata collettività dall’altro. Troppa enfasi è data a questi due poli, non esiste infatti una sola relazione umana con la quale noi, ingegneri, architetti, progettisti o come preferite, abbiamo a che fare, che non generi un problema di interrelazione e di mutuo impegno fra persone e gruppi di persone, quindi tra collettivo ed individuale, l’uno rispetto all’altro.

Questo significa che i concetti di pubblico e privato dipendono da una serie di qualità spaziali che, modificandosi gradualmente, definiscono questo passaggio di proprietà attraverso il grado di accessibilità, la sentita responsabilità e le relazioni sociali che si vengono a creare. Gli archetipi dello spazio pubblico come la piazza e la strada, non esisterebbero senza la loro continua relazione con gli edifici privati che gli danno forma e senso, attraverso le loro facciate, i loro ingressi e soprattutto le soglie, lo spazio che fa da intermezzo, proprio come l’intera collettività non avrebbe senso senza l’individualità e la personalità del singolo.

Nel momento in cui definiamo lo spazio come pubblico non possiamo soffermarci soltanto alla definizione di spazio della collettività, che è comunque imprescindibile, ma al modo con il quale questa riesce ad accedervi, relazionarsi e rendersi responsabile di tale bene comune,che deve essere a disposizione di tutti e soprattutto, che tutti devono volere ed esigere come loro diritto, senza doversi accontentare della strada e la piazza interne ad un centro commerciale. Quando come progettisti, abbiamo la possibilità di intervenire e progettare alle varie scale, dobbiamo tener conto del grado di rivendicazione territorialeche gli spazi esercitano fra loro, cercando di trasmettere alla persona, all’abitante, al cittadino la consapevolezza di essere parte indispensabile a formare il tutto.

Spazio Pubblico Bene Comune

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Questo eviterebbe di creare spazio“monnezza” (e non spazzatura, visto che anche a questo, qualcuno sembri dare senso, vedi junkspace di Rem Koolhaas), luoghi non identificabili come tali, dove ci si sente giustificati a buttare la propria di spazzatura, luoghi che il Pubblico, quello istituzionale, non è in grado di mantenere ed nemmeno di identificare.

Abbiamo cercato di dare senso a questa diatriba, attraverso alcune foto scelte per comporre due tavole della mostra, dove agli spazi pubblici di Amsterdam, Parigi, Rotterdam, Bruxelles, Venezia, Genova, Torino e la stessa Roma si contrappongono i nuovi spazi “pubblici/monnezza” di cui le periferie della “nuova” Roma è piena, o quella di Milano, o le strade di Napoli, dimostrando che una direzione esiste e che bisogna percorrerla per recuperare il bene comune che ci spetta, o per crearne di nuovi.

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